martedì 28 maggio 2013

nurse24.it:26º Congresso Internazionale Infermieristico nel 2017

Barcellona, sede del 26º Congresso Internazionale Infermieristico nel 2017


Barcellona è stata scelta per accogliere il 26º Congresso Internazionale Infermieristico nel 2017. Così ha deciso il CIE (Consiglio Internazionale Infermieristico) a Melbourne durante il 25º Congresso. Si tratta di uno dei maggiori meeting sanitari a livello mondiale.
Fondato nel 1899, l' ICN è la confederazione di più di 130 associazioni nazionali di infermieri che rappresenta circa 13 milioni di infermieri nel Mondo. L'ICN lavora per garantire le cure infermieristiche in tutto il globo. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito icn.ch
La sezione italiana dell'ICN è data dalla Consociazione Nazionale delle associazioni degli infermiere/i (cnai.info), che è un organismo indipendente non governativo nato nel 1946.

A comunicare la nuova sede del congresso è stata la stessa presidentessa del CIE, l'australiana Rose Mary Bryant, la quale ha affermato che l'infermieristica spagnola è all'avanguardia sotto molti punti di vista e può rappresentare un riferimento per tutti quei Paesi che hanno bisogno di crescere in questo settore.
 
Anche secondo Albert Tort, presidente del COIB (Collegio Infermieri di Barcellona), questa sarà una buona opportunità per mostrare la parte più impegnata del lavoro degli infermieri, i quali si sforzano tutti i giorni per resistere ai tanti tagli causati dalla crisi mantenendo comunque un ottimo livello di assistenza agli utenti.
 
Secondo Enfermundi.com sono attese oltre 15000 persone e grazie alle nuove tecnologie gli organizzatori vogliono raddoppiare la cifra facendo partecipare altri infermieri anche in forma virtuale.

sabato 11 maggio 2013

Agenas: «Due miliardi in più di ticket valgono più dell’ Imu e mettono a rischio cittadini e Regioni»


Studio Agenas: Superticket e assistenza specialistica
I ticket nelle Regioni
 
Agenas: «Due miliardi in più di ticket valgono più dell’ Imu e mettono a rischio cittadini e Regioni»
                                                 9 maggio 2013
Il superticket da 10 euro sulla specialistica è "costato" alle Regioni una riduzione da 834 milioni sul fondo 2012, ma ha portato incassi di nemmeno la metà (poco meno di 400 milioni considerando anche le minori spese verso il  privato accreditato dalla cui tariffa è stato detratto l'incasso diretto delcopayment). E se l'effetto è quello che l'Agenas ha analizzato nello studio «Gli effetti della crisi economica e del superticket sull'assistenza specialistica» presentato questa mattina alla stampa, i due miliardi in più di ticket che dovrebbero scattare dal 2014 raddoppierebbero la spesa (oggi circa 150 euro l'anno a persona che si trasformerebbero in 300-350) per quel 25% dei cittadini non esenti che usufruiscono di queste prestazioni, con un onere complessivo medio per famiglia (oltre 700 euro circa per due persone) superiore a quello dell'Imu sulla prima casa e dell'aumento dell'Iva messi insieme, come ha spiegato Fulvio Moirano , direttore dell'Agenzia. A questo, sempre secondo lo studio Agenas , si aggiungerebbe un rischio per l'equità del sistema perché in molti eviterebbero -come già sta accadendo-le cure non potendole più pagare e le Regioni rischierebbero di aumentare i deficit perché ai costi fissi e incomprimibili delle strutture necessarie all'assistenza specialistica non farebbero più fronte le entrate da ticket. Anche per la fuga verso un privato low cost che non dà garanzie di qualità, ma risulta comunque più conveniente.
E al danno si rischia di unire anche la beffa: il Documento di economia e finanza 2013 - ha spiegato il presidente dell'Agenas Giovanni Bissoni-parla di minore entrate per lo Stato di 2 miliardi, legate allo stop che ai ticket ha dato la sentenza della Corte costituzionale 187/2012, ma il Def - che non parla di risorse aggiuntive a questo proposito - sottolinea anche una minore spesa 2012 rispetto alle previsioni di 2,7 miliardi. Come dire che i ticket potrebbero non servire. In realtà però si tratta di risparmi che abbassano il deficit (il finanziamento resta a quota 107 miliardi contro una spesa di 110,8 rispetto a una preventivata di 113,6) e non di maggiori risorse e una simile
previsione quindi manderebbe in tilt i bilanci di tutte le Regioni, anche quelle virtuose, rischiando di fare dei piani di rientro una abitudine comune a tutti.
Lo studio Agenas è stato realizzato dal Gruppo Remolet, formato da referenti regionali volontari che raccolgono e analizzano dati per un benchmarking sui temi rilevanti per il Ssn. I dati raccolti sono riferiti a 11 Regioni che hanno risposto alla richiesta  Agenas , che rappresentano, come ha spiegato uno degli autori, Cesare Cislaghi, l'80% della popolazione italiana.
Cislaghi ha spiegato che «il 50% degli italiani ha accesso, almeno una volta all'anno, ad una prestazione specialistica, ma che solo 15 milioni di italiani hanno pagato il ticket», per una media di 150 euro a testa. «Per il ticket - osserva Cislaghi - un quarto della popolazione italiana ha dunque pagato 150 euro a testa, per un totale di circa 2,2 miliardi di euro. Questo vuol dire che se tutti pagassimo 150 euro, avremmo 8 miliardi, ovvero il doppio dell'Imu», ha confermato dati alla mano.
 
http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato573939.pdf